Palermo. Qui, lo scrittore si trasferisce nell’agosto del 1967, tornando a Girgenti (Agrigento) solo d’estate. Qui, definirà la sua ‘sicilitudine’: – “Perché prima di partire per un’isola – avverte –bisogna sapere fino al sangue che cos’è un’isola” –.
Leonardo Sciascia: Palermo è come una donna…
“La contraddizione definisce la città. Pena antica e dolore nuovo, le pietre dei falansteri impastate di sangue, ma anche di sudore onesto“.
Così il centro storico, vi parrà al primo mattino un angolo illuminato di contraddizioni: il più illuminato della Sicilia.
Primo giorno
Forse il vostro weekend a Palermo inizierà con una passeggiata, al ritmo dell’identità insulare;
ché la Sicilia per Leonardo Sciascia ha avuto la sorte di fare la cerniera fra la cultura occidentale
e quella orientale e per poterla comprendere, “bisogna oscillare come i siciliani fra odio e amor di clausura”.
È questa l’isola; l’insularità; è questo il siciliano, pieno d’orgoglio e diffidenza.
La stessa luce, le stessa discordanza, la troverete all’incrocio dei Quattro Canti, in Piazza Villena, dove vi accorgerete fin da subito della maestosità barocca del Teatro del Sole.
Proseguendo lungo Via Vittorio Emanuele,
raggiungerete facilmente la Cattedrale di Palermo, fondata intorno all’anno 1184 dall’arcivescovo Gualtiero Offamilio.
La cattedrale prenderà il posto di una moschea, e verrà consacrata, dopo, alla Madonna Assunta.
Tanto oriente anche a Palazzo dei Normanni: nella Cappella Palatina, il colore prevalente è l’oro, l’ispirazione di nuovo araba, come i decori geometrici lungo le pareti della chiesa.
Intitolata a San Pietro apostolo, costruita nel 1130 per volere di Ruggero II di Sicilia è famosa per i mosaici bizantini, in modo particolare per il “Cristo pantocratore”, motivo decorativo presente anche nella chiesa della Martorana.
Una commistione di razze e geografie incidono sul paesaggio e sulle architetture,
una sorta di ‘frastuono’, che fa di Palermo una realtà policentrica: una sorta di biblica città-continente.
Secondo giorno
Il vostro weekend non può concludersi senza passare davanti alla fontana della Vergogna, simbolo un tempo della municipalità corrotta, opera di Francesco Camilliani, realizzata nel 1554.
Per Sciascia il sud si fa portavoce anche dei mali e delle profonde mancanze di uno Stato intero, in un crescendo che raggiungerà il suo apice negli anni ’80,
quando il Mezzogiorno diventerà il grande inferno, la matrice dei vizi nazionali,
la palla al piede di uno sviluppo fattosi incerto, il blocco retrogrado delle aspirazioni progressiste della parte sana del paese.
Ma torniamo al percorso, andate alla Zisa, dall’arabo “la Splendida”, costruzione realizzata di nuovo in stile arabo-normanno, del 1165. In origine era una residenza reale estiva.
Circondata da un parco di caccia, si trova non lontano dal centro nevralgico della città.
Dal 1991 ospita il Museo d’Arte Islamica e dal 2015 fa parte del Patrimonio dell’Umanità Unesco nell’ambito dell’“Itinerario Arabo-Normanno di Palermo, Cefalù e Monreale”.
Ma dopo il tour letterario e artistico, dovrete immancabilmente perdervi fra i mercati della città:
Mercato ‘U Capu’, in Via Porta Carini, dove trovare numerosi prodotti tipici.
Bancarelle servono incessantemente lo sfincione (una sorta di pane/pizza), il pani ca’ meusa, un panino farcito di frattaglie cotte secondo tradizione.
E poi Vucciria, anche questo caratteristico: la Vucciria è anche una zona vivace per trascorrere la serata con cene all’aperto e locali affollati.
Del resto, ci ricorda Sciascia:
“la ‘sicilitudine’ è una forza, un vigore, una compiutezza che muove continuamente l’isola e arriva all’intelligenza e al destino dell’umanità tutta”.
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