Dopo tanti giorni dall’inizio della rassegna è finalmente il momento degli italiani al Festival di Cannes. Il primo film ad essere proiettato in Costa Azzurra è “Rapito“, il nuovo lungometraggio di Marco Bellocchio – con protagonisti Paolo Pierobon, Fausto Russo Alesi e Barbara Ronchi – ha ricevuto una vera e propria ovazione al termine della premiere oltre che un fragoroso plauso dalla critica internazionale. Il leone d’oro potrebbe non essere più un sogno.
Bellocchio fa di nuovo centro con una storia potentissima
Per il cineasta di Bobbio si è trattato di un ritorno in grande spolvero dopo il successo importantissimo ottenuto con “Il traditore”, altra pellicola presentata proprio a Cannes nel 2019 che parlava della storia, tra ricostruzione fedele e fiction, della storia di Tommaso Buscetta (interpretato da un magistrale Pierfrancesco Favino), il pentito che ha permesso allo Stato di combattere e di sconfiggere anche da un punto di vista processuale la mafia.

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Questa volta Bellocchio ha voluto raccontare una vicenda molto più antica, risalente addirittura al 1858, anno del rapimento ad opera dei Soldati di Papa Pio IX (Paolo Pierobon) di Edgardo Mortara (Enea Sala, Leonardo Maltese) fanciullo poi educato alla fede cattolica all’interno del Vaticano a scapito dei genitori (Fausto Russo Alesi, Barbara Ronchi), i quali lotteranno per poterlo rivedere spalleggiati dall’opinione pubblica, sempre più perplessa e irritata dal potere dello Stato Pontificio al ridosso della fondazione del Regno d’Italia. E proprio quest’ultimo aspetto sembra essere il punto di forza di tutto il film, in cui si cerca di evidenziare il confine che separa l’istituzione religiosa dal buon senso. L’intero lungometraggio è ispirato a una produzione letteraria, ovvero il libro “Il caso Mortara. La vera storia del bambino ebreo rapito dal papa”, pubblicato da Daniele Scalise nel 1996. Il soggetto della pellicola, oggettivamente di grande impatto, aveva già ingolosito uno dei più grandi cineasti di sempre, ovvero Steven Spielberg, il quale ha però poi abbandonato il progetto per via di cause mai chiarite del tutto.
Il regista splende ancora a 83 anni
Un altro aspetto che non ha lasciato indifferente gli addetti ai lavori è la perfezione della pellicola in rapporto con l’età di Bellocchio, Re della cinepresa in grado di fornire nonostante i suoi 83 anni ancora una volta una visione personale del concetto di potere affidandosi alle mani sapienti della sua troupe, tra cui spicca la sceneggiatrice Susanna Nicchiarelli (che ha co-scritto il film insieme a Bellocchio), il Direttore della fotografia Francesco di Giacomo, i costumi raffinatissimi di Sergio Ballo e Daria Calvelli, la scenografia di Andrea Castorina e le musiche di Fabio Massimo Capogrosso.
Tra le immagini più dirompente emerge quella già diffusa dai media nei mesi scorsi, raffigurante il Papa con in braccio il piccolo Edgardo, in cui secondo molti osservatori Pio IX si lascia andare ad uno sguardo riconducibile a quello di una madre che abbraccia per la prima volta il proprio bambino. Appare inoltre evidente come “Rapito” segua comunque il fil rouge della libertà violata, già punto focale del precedente e fortunatissimo “Effetto notte”, dove il Maestro della settima arte italiana ha messo in scena un altro rapimento, relativo al sequestro di Aldo Moro, politico e giurista italiano assassinato dalle Brigate Rosse il 9 maggio del 1978.
“Vorrei che il papa vedesse il mio film”: il desiderio di Bellocchio
Nelle interviste di rito infine Marco Bellocchio ha espresso un desiderio molto significativo, quello di far vedere la propria opera al Pontefice Papa Francesco:
«Ho scritto a Papa Francesco. Vorrei vedesse questo mio film. Non mi ha ancora risposto, so che è impegnato da ben altre questioni, ma una sera rilassante con il cinema forse se la potrà concedere. Alcuni sacerdoti l’hanno visto, ne sono usciti emozionati e pensierosi. Più colpita e commossa in profondità è rimasta la comunità ebraica, mi ha fatto piacere. De resto non ho mai pensato di fare un film contro la religione e contro il Papa, mi affascinava la storia».
Storia particolare e convincente, interpretazione solida ed emozionante, immagini di grande impatto, clamore della critica interazionale. I presupposti per riportare la Palma D’oro in Italia ci sono tutti. Ma solo sabato scopriremo in quale direzione di muoverà la giuria.
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