Una interessante tendenza moda emersa alla Paris Fashion Week è quella della maschera o del trucco gioiello; un espediente usato per celarsi nell’anonimato o come mera ossessione stilistica di valorizzazione i look. Il risultato, in ogni caso, è il volto coperto delle mannequin, le quali portano, in passerella, un concetto che è agli antipodi dell’immediata riconoscibilità delle top model. Un fashion trend fortemente legato all’era digitale dei social media, in un’ottica che pretende di restituire nuovamente il suo valore alla privacy e di rifuggire dal culto della personalità, tipico di molti stilisti.
Maschere gioiello e make up realizzati con cristalli, perle, glitter e borchie costituiscono il trend del 2021,
che affonda le proprie radici in un esotico lontano passato. Si tratta di una formula estetica che subisce la contaminazione dell’arte ornamentale tipica di ancestrali culture tribali. Il concetto di maschera come mezzo fittizio che sostituisce il vero volto, prende in prestito dal teatro la funzione di oggetto per nascondersi, per “depersonalizzarsi” e trasformarsi, per farsi riconoscere, per proteggersi. Nel caso delle maschere greche, per rappresentare le divinità e i vari stati d’animo umano. Secondo Oscar Wilde la maschera è uno strumento per rivelare la vera identità. L’attuale cultura pop rappresenta, invece, un espediente per esibire il proprio ego in un’epoca alla mercè dei social.
L’uomo digitalizzato usa la maschera come mezzo di comunicazione, seguendo la sottile linea tra come vuole essere e come teme di apparire.
I look della sfilata nelle loro face jewels, al pari dei filtri su Instagram, sottraggono al volto parte dei suoi dettagli anatomici per creare, di contrappeso, un’immagine ridondante, che si configura come l’esasperazione, a tratti caricaturale, dei lineamenti caratteristici del soggetto in questione. Allo stesso tempo, tuttavia, viene riscoperta anche la preziosità della privacy con la consequenziale scelta di celare intenzionalmente e totalmente la propria identità.
È il caso iconico del primo volto coperto in passerella, di Maison Margiela, il cui designer fa dell’anonimato un mantra di vita.
Per mascherare l’identità delle sue modelle, facendone dei manichini ambulanti, e al fine di concentrare l’attenzione soltanto sull’espressività del look, usa cappucci color carne, pseudo velette anni ‘20, tessuti traforati al laser, sovrapposizioni di tulle e chiffon, caschi gioiello, maschere da scherma ricoperte di fiori, cappucci di cristalli. Dal 1988, anno della fondazione del suo marchio, Martin Margiela basa tutto sulle sue creazioni e sulle collezioni: il look è l’unico protagonista. Annienta la figura dello stilista: non si lascia fotografare, né intervistare, l’etichetta dei suoi abiti è vuota.
Tra gli stilisti di ultima generazione che vogliono eccezionalmente adottare un simile approccio alla moda, non si può fare a meno di menzionare Peter Do.
Lo stilista sostiene la necessità di un ritorno al sartoriale, all’autentico, all’arte del creare non l’hype. In occasione della Paris Fashion Week SS22, il direttore creativo di Balenciaga, Demna Gvasalia, ricrea, proprio su questo concetto, un gioco in cui non si distingue il confine tra finzione e realtà. Esso vuole ironizzare sulla cultura della celebrità che sta rendendo la moda, a suo parere, sempre più simile a uno spettacolo d’intrattenimento, a un business cinematografico. Il suo catwalk virtuale è un corto animato in cui i personaggi della famiglia dei Simpson indossano creazioni firmate Balenciaga.
Daniel Roseberry, per la collezione Schiaparelli PE 2022, ricalca le impronte del dna surrealista del marchio.
Nell’intento artistico di intrecciare il corpo con la fantasia per ricrearne l’immagine, lo stilista, con gli iconici shocking jewels della Maison, indaga il rapporto tra corpo e gioiello anatomico, lavorando sulla pelle, facendo del metallo dorato una protesi preziosa, una prosecuzione degli arti.
I designer emergenti, invece, come Iris van Herpen, abbandonano le forme classiche di anelli, bracciali, collane e orecchini, per sperimentarne delle nuove. Un gioiello minimale e avanguardista che, con leggeri fili dorati e foglie tagliate nel metallo, ingabbia il volto all’interno di strutture innovative.
Anche nella collezione SS22 di Marine Serre, il viso è coperto da tute di lycra stampate.
La designer, già prima del Covid, copre le modelle con maschere facciali ffp2 abbinate ai look e con passamontagna incorporati a guanti. Riccardo Tisci, per Givenchy, va citato per l’impiego, nella SS14, di maschere gioiello di swarovski colorati e reti di tulle nero; un’immagine evocativa di reminescenze fantasy, etno e ispirate al Teatro Kabuki. Opta, invece, per l’autunno inverno 2015, per l’applicazione sul volto delle modelle di importanti piercing con decorazioni di perle, strass e minuterie metalliche a forma di teschio, secondo un’ispirazione tipicamente aborigeno-tribale.
Area sceglie, invece, per la sua SS20, applicazioni di frange di strass e gocce di cristalli che incorniciano l’occhio, abbinate agli orecchini pendenti e ai choker effetto tattoo sul collo. Un gusto più sobrio e leggero, quello di Etro, per la recente SS22 andata in scena alla Milano Fashion Week, valorizza lo sguardo delle sue modelle inserendo, sulle palpebre inferiori, cristalli e piccole borchie metalliche.
Leggi anche – Milano Fashion Week: i look più belli e le tendenze emergenti
Per non perdere gli articoli di Life & People seguiteci su Google News